La vita: da Cardinale a Duca
Rinaldo d’Este nasce a Modena il 25 aprile 1655, ultimo figlio di Francesco I e della terza moglie Lucrezia Barberini. Fin dall’infanzia fu avviato alla carriera ecclesiastica, inizialmente sotto la protezione dell’omonimo zio Rinaldo già Cardinale a Roma e, dopo la sua morte, seguito dall’altro zio Cardinale Carlo Barberini.
La morte senza eredi del duca Francesco II (1694) lasciava ancora una volta la Casa d’Este in apprensione per le proprie sorti ma, fortunatamente, il testamento del Duca nominava come successore lo zio, il Cardinale Rinaldo. Nel 1686 Rinaldo aveva infatti ottenuto la dignità cardinalizia ma non l’ordinazione sacerdotale, circostanza che rese più veloce la procedura di rinuncia alla porpora, atto che avvenne nel 1694 a seguito del permesso di Papa Innocenzo XII, al secolo Antonio Pignatelli di Spinazzola. Dopo il rinnovo dell’investitura imperiale su Modena e Reggio, Rinaldo assunse con piena legittimità il potere e il titolo di Duca.
La politica
Rinaldo trovò un Ducato debole, caratterizzato da una grave situazione finanziaria, dall’occupazione di parte del territorio dalle truppe austriache e condizionato dall’altalenante rapporto politico con la Francia.
La prima azione politica di Rinaldo fu il proprio matrimonio: un’esplicita dichiarazione di alleanza che doveva sancire l’unione del Ducato Estense all’Impero e il ricongiungimento, dopo secoli, dei due rami della dinastia discendenti da Alberto Azzo II, primo Signore di Este vissuto nel Mille, il cui figlio Guelfo aveva dato origine alla casa di Baviera, nella seconda metà dell’XI secolo.
Rinaldo si legò così alle più importanti famiglie della Germania sposando, nel 1695, la principessa Carlotta Felicita figlia di Gian Federico Duca di Brunswick-Luneburg e nipote di Ernesto Augusto Elettore di Hannover del Sacro Romano Impero. Nell’agosto del 1697 nacque la primogenita Benedetta Ernesta, mentre il 2 luglio 1698 arrivò il tanto atteso erede maschio Francesco Maria, destinato a diventare il Duca Francesco III, a cui seguiranno Amalia Giuseppina (1699), Gian Federico (1700) ed Enrichetta Anna Sofia (1702).
Nel periodo immediatamente successivo alla sua salita al potere, Rinaldo si impegnò in iniziative a favore della popolazione: concesse la grazia a chiunque ne fece richiesta e si mostrò determinato a regolamentare le attività connesse alla produzione di grano, che spesso nascondevano soprusi nei confronti dei contadini e, per evitare speculazioni e possibili carestie, fece acquistare grandi quantità di grano da altri territori. Le tasse imposte per coprire le spese sostenute per l’occupazione dei soldati austriaci, furono ripartite anche tra quei nobili che fino a quel momento non avevano versato nulla e, anche il Duca stesso, pagò il proprio tributo.
La guerra di Successione Spagnola e la prima occupazione del Ducato
La morte di Carlo II d’Asburgo (1700) e la proclamazione a Re di Spagna di Filippo V di Borbone, nipote del Re di Francia Luigi XIV, contemporaneamente al governo della Spagna e nella linea di successione francese, consentiva di fatto a Luigi XIV di riunire e controllare due dei troni più potenti d’Europa. La rottura degli equilibri politici europei scatenò la guerra di Successione Spagnola che in opposizione alla Francia vide la Grande Alleanza della Lega di Augusta, costituita da Inghilterra, Austria, Paesi Bassi, insieme agli alleati del Sacro Romano Impero che sostenevano Leopoldo I d’Asburgo. La situazione mise in evidenza la fragilità dei piccoli Ducati emiliani che, grazie alla loro strategica posizione geografica al centro dell’Italia, rivestivano in realtà un ruolo fondamentale. Il Ducato Estense era solito destreggiarsi in un complicato equilibrio politico-diplomatico che si infranse quando Rinaldo concesse il forte di Brescello alle truppe imperiali dopo averlo negato a quelle franco-spagnole, provocando la reazione di quest’ultime che invasero Reggio e distrussero il forte, costringendo alla fuga le truppe tedesche. Il 1° agosto 1702 i Francesi occuparono Modena, costringendo Rinaldo e la Corte a rifugiarsi a Bologna, un’occupazione che, l’anno successivo, si trasformò nella completa conquista della città.
Ma le sorti della guerra stavano cambiando: i Savoia sciolsero l’alleanza con la Francia in favore dell’Austria e grazie alla vittoria di Torino, l’esercito tedesco oltrepassò il Po conquistando Guastalla, Carpi, Correggio e Reggio, fino ad assediare Modena nel novembre del 1706 costringendo i francesi a ritirarsi nella Cittadella e capitolare dopo otto giorni di intensi bombardamenti.
In quei giorni concitati giunse a Modena il Duca Rinaldo, accolto con esultanza dal suo popolo, ma gli Estensi poterono rientrare nel Ducato solo all’inizio di febbraio del 1707, accolti sempre da grandi festeggiamenti.
I lunghi anni di occupazione e conflitti avevano provocato danni sociali e materiali causati dal comportamento indisciplinato delle truppe, dall’obbligo di contribuzione, in uomini e bestie, imposto ai sudditi e dai frequenti saccheggi, tra cui quello a scapito di Palazzo Ducale. Questa disastrosa situazione indusse Rinaldo a chiedere un indennizzo all’Impero ma, come spesso accadeva, gli furono concesse solo vaghe promesse su un’ipotetica rivendicazione di Comacchio e sull’acquisto di Mirandola e Concordia, valutate ben oltre 200.000 dobloni spagnoli. Le speranze di riannettere Comacchio al Ducato si riaccesero nel 1708, quando le truppe imperiali occuparono la città e prese il via una lunga questione politica, che vide Modena e lo Stato Pontificio contrapposte nell’esposizione delle proprie ragioni. La battaglia diplomatica culminò nello scritto del 1712 “Piena esposizione de i diritti imperiali ed estensi sopra la città di Comacchio” di Antonio Ludovico Muratori, storico e letterato di corte nonché archivista e bibliotecario, a cui il Duca Rinaldo aveva affidato la redazione degli atti giuridici a sostegno della propria posizione. Nel testo, attraverso un’ampia disamina di documenti e vicende, si riusciva a dimostrare il diritto dell’Impero, e quindi di Casa d’Este, sulla città. Purtroppo la fondatezza delle rivendicazioni estensi si scontrò ancora una volta con lo strapotere dello Stato Pontificio che nel 1725 riuscì a ricongiungere Comacchio ai suoi possedimenti.
La politica interna del Ducato
La Duchessa Carlotta Felicita morì, a causa delle complicazioni dovute al parto, il 29 settembre 1710. Alla scomparsa dell’amata moglie Rinaldo riservò esequie solenni che si svolsero nell’aprile del 1711. Nonostante il periodo di lutto un evento positivo coinvolse il Ducato: l’Imperatore concesse l’investitura imperiale sul Ducato della Mirandola e su Concordia e, a seguito del pagamento di 200.000 dobloni spagnoli, il 12 marzo 1711 i due Stati entrarono tra i possedimenti estensi. Il Duca poté così fregiarsi dei titoli di “Duca della Mirandola” e “Marchese della Concordia” oltre a quello di “Cavaliere del Toson d’Oro” riconosciutogli dall’Imperatore Carlo VI.
Nel frattempo emersero nuove tensioni dovute alle successioni avvenute negli stati di Toscana e di Parma, e Rinaldo si trovò in disaccordo sull’assegnazione di quest’ultimo a Don Carlos, futuro Carlo III Re di Spagna, Napoli e Sicilia, figlio primogenito di Elisabetta Farnese, moglie di Filippo V di Borbone e Regina di Spagna. Peccando di frettolosità e imprudenza il Duca avanzò la propria e per dare maggiore sostegno alla sua proposta cercò l’appoggio della Francia. Per rafforzare l’alleanza anche Rinaldo ricorse a un’unione matrimoniale, combinando le nozze tra il figlio Francesco Maria e la quarta figlia del Reggente di Francia, Carlotta Aglae d’Orléans. I numerosi pettegolezzi che circolavano attorno all’irrequieta madamigella di Valois non fecero retrocedere il Duca né tanto meno Filippo d’Orleans, che voleva accasare la figlia e allontanarla dalla vita licenziosa di Parigi. Le nozze si svolsero per procura il 12 febbraio 1720 alle Tuileries, la sposa rimandò il più a lungo possibile la partenza per Modena e dopo oltre tre mesi di viaggio arrivò nei pressi di Reggio dove, il 20 giugno 1720, incontrò il Duca Rinaldo e il marito che, insieme alla nobiltà estense, la scortarono nella capitale dove giunse attorniata da un lungo corteo di carrozze e dove, alla solenne cerimonia in Duomo, seguirono giorni di festeggiamenti.
Pochi anni più tardi (1728) un altro matrimonio saldò l’alleanza con il vicino Ducato farnesiano, infatti la morte prematura e senza eredi del Duca Francesco Farnese portò sul trono il fratello Antonio che il 5 febbraio 1728 convolò a nozze con Enrichetta d’Este, figlia di Rinaldo. Purtroppo il Duca morì anch’esso prematuramente, nel 1731, credendo di lasciare la propria eredità al figlio che però Enrichetta non diede mai alla luce. Il Ducato passò così nelle mani di Don Carlos di Spagna figlio di Elisabetta Farnese, segnando così la fine della dinastia dei Farnese la cui eredità passò ai Borbone di Spagna e successivamente di Napoli.
La guerra di Successione Polacca e la seconda occupazione del Ducato
Nel 1733, alla morte di Augusto II, scoppiò la guerra di Successione Polacca che vedeva contrapposte Austria e Russia a sostegno dell’Elettore di Sassonia Federico Augusto, Svezia e Francia che parteggiavano per Stanislao Leszczyńsk. L’ostentata posizione di neutralità del Ducato nascondeva in realtà un patto tra Rinaldo e l’Imperatore Carlo VI, ma l’accordo fu scoperto dai Francesi che già avevano occupato Reggio il 13 luglio 1734 e, prima che le truppe franco-piemontesi occupassero nuovamente Modena (20 luglio 1734), il Duca si ritirò ancora a Bologna. Tre anni più tardi in seguito alla Pace di Vienna il 24 maggio 1736 Rinaldo rientrò nella capitale estense, accompagnato dai festeggiamenti della popolazione. Questa volta la fedeltà dimostrata all’Imperatore Carlo VI fu ricompensata con l’investitura dei feudi di Novellara e Bagnolo (1737). Due settimane più tardi, il 26 ottobre 1737, il Duca Rinaldo alla ragguardevole età di 82 anni si spense nel Palazzo Ducale di Modena.
La cultura
Nonostante le restrizioni imposte da Rinaldo per arginare la disastrosa situazione finanziaria del Ducato e la sua rigida formazione ecclesiastica, che lasciò in lui un’impronta indelebile di rigore e serietà, il Duca non negò il suo sostegno alla cultura e all’arte. Sotto il suo governo proseguirono i lavori di Palazzo Ducale a Modena, Rinaldo commissionò la decorazione degli ambienti più importanti come il Salone d’Onore dove Marcantonio Franceschini ed Enrico Haffner dipinsero nel 1694 la rappresentazione delle origini mitiche della Casa d’Este “Bradamante incoronata da Giove in Olimpo” proseguendo nel solco della scuola bolognese della quadratura prospettica. La sala a fianco fu invece dipinta da Francesco Stringa con “Lo Sposalizio di Psiche”, e la decorazione di stucchi dorati tardo seicenteschi che completa l’ambiente è opera di Antonio Travi detto il Cestellino.
Nell’anno della sua morte (1737) Rinaldo aiutò finanziariamente la ricostruzione della Chiesa e del convento di Santa Margherita che nel corso del Settecento visse un periodo di notorietà diventando la sede di una società di musicisti, l’Unione dei Musici, dove vi si celebrava con solennità la festa di Santa Cecilia.
Il Duca ebbe particolarmente a cuore la cappella musicale che fu guidata da illustri musicisti come Antonio Maria Bononcini e Antonio Maria Pacchioni, ma a causa dell’aggravarsi della situazione finanziaria dovuta alla guerra di Successione Polacca, l’istituzione si avviò, dalla fine degli anni Venti, verso un periodo di declino.
Da ricordare è la figura di Antonio Ludovico Muratori, storico e letterato di corte a cui Rinaldo affidò dal 1700 l’ufficio d’archivista e bibliotecario, e che attraverso il proprio lavoro seppe valorizzare i preziosi manoscritti della Biblioteca Estense attirando studiosi e curiosi sia dall’Italia che dall’Europa.
BIBLIOGRAFIA:
“Il ducato estense: Modena e Reggio Emilia” Bruno Adorni, pag. 354-369
“Gli Estensi. Mille anni di storia” Luciano Chiappini, Ferrara, Corbo Editori, 2001
“Gli Estensi. La corte di Modena” a cura di Mauro Bini, Il Bulino edizioni d’arte
Treccani Dizionario Biografico degli Italiani