Il busto venne commissionato da Ercole II allo scultore reggiano Prospero Sogari, detto il Clemente, e doveva essere collocato nella “Camera della Pazienza” lo spazio più prestigioso e rappresentativo del Castello Estense. Una nota di pagamento datata 15 maggio 1554 fa presumere che l’opera sia stata realizzata poco prima e riporta “A maistro Prospero da Reggio scultore scudi cento d’oro in oro che gli ha donato Sua Eccellentia per havere sculpito de marmo la testa de Sua predetta Eccellentia” (Modena, Archivio di Stato, Mandati Sciolti, filza 39, n. 58, 15 maggio 1554).
La scultura nella sua eleganza formale e nella caratterizzazione del volto riesce a declinare in maniera coerente i modelli romani di età imperiale. Il ritratto è caratterizzato dallo sguardo fiero e intenso, accentuato dal viso leggermente alzato e rivolto verso destra. Il volto mostra tratti fisionomici ben definiti: la fronte alta e spaziosa, il naso piccolo e all’insù, la barba e i baffi riccioluti.
Il vero talento dello scultore è evidente nell’esecuzione dei raffinati dettagli presenti sulla lorica all’antica indossata da Ercole. La corazza è decorata ai lati da due cariatidi, mentre due rami di palma intrecciati incorniciano due figure, quella distesa è Atlante, mentre nell’altra è individuabile Ercole raffigurato mentre sorregge la volta celeste, eroe mitologico con cui il Duca condividendone il nome, amava spesso identificarsi. Le due figure, simboli di pazienza e di forza, rappresentano le qualità principali in cui Ercole si rispecchia, tanto da farle scolpire nel suo ritratto ufficiale a dimostrazione delle virtù che lo ispirano sia nelle azioni politiche e che nelle responsabilità di governo. Il Duca porta al collo un piccolo cammeo in cui è rappresentata l’impresa della Pazienza. Sul piedistallo che sorregge il busto è scolpito lo stemma estense.
Il basamento è parte integrante della scultura e completa l’allegoria delle virtù afferenti al Duca, infatti è qui inserito un bassorilievo in cui è nuovamente rappresentata la Pazienza secondo il modello iconografico proposto da Giorgio Vasari. La fronte del basamento è decorata con un grande medaglione ovale circondato da eleganti festoni trattenuti da due figure di satiri. Al centro del medaglione è raffigurata l’allegoria della Pazienza concepita come una giovane donna legata da una catena al piede che attende la rottura di essa mediante il logorio di una goccia che cade.
Il busto collocato originariamente nella Camera della Pazienza, venne poi trasferito a Palazzo dei Diamanti. Arrivato a Modena in seguito alla Devoluzione, il busto venne spostato a Bologna, presso la chiesa di San Michele in Bosco che fungeva da deposito delle opere d’arte provenienti da chiese e conventi soppressi.