Beni storici – artistici

Allegoria della Pazienza

A cura di

Federica Fanti

La tela fu commissionata da Ercole II a Camillo Filippi verso il 1553 per la “Camera della Pazienza” che il Duca fece costruire attorno al torrione di Santa Caterina nel cuore del Castello Estense, durante i lavori resi necessari in seguito ai danni provocati da un devastante incendio. 

In questa stanza Ercole seguì un raffinato programma iconografico volto ad esaltare il suo emblema personale, la Pazienza. Oltre all’opera di Camillo Filippi alle pareti trovarono posto altri tre dipinti eseguiti per esaltare e completare il tema di questa Virtù, come “La Giustizia” e “La Pace” di Battista Dossi e “Caso e Pentimento” di Girolamo Carpi, venduti ad Augusto III Re di Polonia ed Elettore di Sassonia a metà Settecento ed oggi conservati a Dresda. 

Il dipinto rielabora l’iconografia della pazienza composta da Giorgio Vasari qualche anno prima per Bernardo Minerbetti, Vescovo di Arezzo, tela esposta alla Galleria Palatina di Firenze. La nuova iconografia creata da Vasari venne portata a Ferrara dal Cardinale Ippolito d’Este, fratello di Ercole, che apprezzò la soluzione adottata tanto da mostrarla al pittore di corte Camillo Filippi. Nel dipinto è rappresentata una donna legata da una catena che le cinge una caviglia ad una roccia, lo sfondo è quasi totalmente riempito dalla parete rocciosa, solo qualche filo d’erba ravviva l’ambiente brullo, mentre, un piccolo squarcio di cielo è visibile in alto a sinistra. La figura femminile ha lo sguardo rivolto verso il basso, attende pazientemente che dal vaso cadano le gocce necessarie a logorare e quindi spezzare la catena che la imprigiona in modo da restituirle la libertà. La donna veste una gonna verde solo dalla vita in giù, il busto è nudo e incrociando le braccia nasconde i seni scoperti. Al di sopra dei capelli raccolti della dama campeggia il motto di Ercole tratto dall’Eneide, unica variante che il pittore introduce rispetto al dipinto di Vasari, i cui caratteri dorati recitano “SUPERANDA OMNIS FORTUNA” qualsiasi sorte anche la più avversa può essere superata con le armi della pazienza. Sulla destra sopra la fontana è dipinto un astrolabio. 

La critica oltre alla mano di Camillo Filippi riconosce nei tratti michelangioleschi del corpo della donna e nel morbido colorito la pittura ancora acerba del figlio, il giovane Sebastiano Filippi conosciuto come il Bastianino.

Nel 1608, con un trasporto via barca assieme ad altre opere, la tela parte alla volta del palazzo Ducale di Modena, dove verrà alloggiata nella “camera della stufa” come risulta da un inventario del 1629.

Ubicazione

Galleria Estense, inv 210, Modena

Oggetto

Dipinto

Datazione

1533 ca

Tecnica e dimensioni

Olio su tela, 186 x 97 cm

Autore

Camillo Filippi

Crediti

Tutti i diritti riservati. Vietata la riproduzione. In uso per gentile concessione delle Gallerie Estensi.