Alfonso III governò accanto al padre e a lui subordinato per molti anni prima di divenire lui stesso Duca. La lunga attesa non cambiò la ferrea volontà di Alfonso di abdicare in favore del figlio dopo neppure un anno dalla sua salita al potere. Il motivo di questa particolare scelta è forse da imputare alla perdita dell’amata moglie, l’evento doloroso lo convinse a lasciare il comando del Ducato e i piaceri della vita terrena per seguire la vocazione alla preghiera e la personale ricerca spirituale.
Il dipinto presenta Alfonso con il saio francescano, mentre tiene saldo un crocifisso e lo indica con la mano destra. Attorno a lui sono rappresentati molti oggetti, emblemi del potere e dei piaceri terreni che Alfonso ha abbandonato in favore della fede religiosa, come è mostrato simbolicamente dall’atto di calpestare il bastone del potere posto accanto alla corona. Abbandonati a terra o accatastati alle spalle di Padre Giambattista, questo il nome scelto per la sua nuova vita ecclesiastica, si possono individuare due gruppi di oggetti: sulla sinistra quelli che alludono al potere e al combattimento come la corazza, uno stendardo che lascia intravedere la bocca di un cannone e la testa di destriero. Dalla parte opposta sono ammassati gli oggetti che identificano i piaceri e gli ozi della corte tra cui trovano posto un violino, un clavicembalo, spartiti musicali e libri, una sfera armillare e in primo piano un cane assopito ad indicare la passione per la caccia. A questa moltitudine di oggetti legati ai piaceri della vita terrena sono contrapposti quelli religiosi collocati ordinatamente sul tavolo di legno addossato alla parete. Qui sono rappresentati solo tre oggetti un testo sacro, un teschio e una clessidra (a ricordare il memento mori), sopra di essi è dipinto un foglietto che recita “Aetatis suae anno XXXXIV Religionis VI anno Do. 1635 Octo”. La simbologia cristiana è nuovamente presente nella parte superiore sinistra della tela dove, tra le nubi rossastre che riempiono il cielo volano una colomba, emblema della purezza e un pellicano simbolo cristologico legato al sacrificio di sé stessi in favore degli altri.
Il dipinto anche se caratterizzato da una composizione semplice, come altrettanto chiara appare la comprensione dei simboli inseriti, è comunque una preziosa testimonianza del percorso personale di Alfonso III e delle sue decisioni, le quali hanno inciso sulla storia del Ducato Estense.