Il ritratto di Laura Dianti eseguito da Tiziano fu realizzato tra 1523 e il 1528, quando il pittore lavorava alla decorazione dello studiolo di Alfonso I a Ferrara e probabilmente faceva da pendant con il ritratto del Duca, di cui oggi rimane testimonianza in una copia conservata al Metropolitan Museum di New York. Il ritratto di coppia evidenzia, se ancora ce ne fosse bisogno, il rapporto stabile e vissuto pubblicamente tra Laura e Alfonso. Molto si è detto sulla legittimazione o meno della loro unione, nessun documento ufficiale è mai stato trovato adducendo l’idea che le prove siano state bruciate. Se Laura Dianti avesse avuto il titolo di Duchessa o no divenne fondamentale quando mancò ad Alfonso II l’erede legittimo a cui lasciare il Ducato: la mancanza della linea di discendenza diretta, sancì la Devoluzione di Ferrara allo Stato Pontificio (1598). La coppia ebbe due figli, Alfonsino e Alfonso, quest’ultimo sarà il padre di quel Cesare chiamato a diventare Duca e a trasferire la corte estense a Modena. Proprio in quel fatale 1598 Cesare farà recapitare il ritratto della nonna a Rodolfo II d’Asburgo come “dono politico” per agevolare un aiuto da parte dell’Imperatore.
Laura è rappresentata come una nobildonna, le sue origini umili sono solo un ricordo: l’acconciatura, i gioielli, gli abiti oro e azzurro che rimandano immediatamente ai colori della casata, il paggetto nero che la segue sono dettagli che la definiscono come aristocratica. La donna è ritratta di tre quarti, lo sguardo è rivolto all’esterno del dipinto come se qualcosa avesse attirato la sua attenzione, una mano regge l’ampia gonna mentre l’altra è posata sulla spalla di un giovane paggio che, al tocco della sua mano, si rivolge verso di lei. Il volto chiaro di Laura emerge dal fondo scuro della tela, sul capo indossa un turbante alla turca impreziosito da gioielli e gemme, mentre sull’elegante abito blu è posato un leggerissimo velo dorato.
Di questo dipinto se ne conoscono molte copie, forse perché transitò in numerose collezioni europee: in seguito al sacco di Praga (1648) l’opera tornò in Italia nella collezione di Cristina di Svezia a Roma e, dopo altri passaggi di proprietà, nel Settecento la tela giunse a Parigi. Nel secolo successivo il dipinto passò in Inghilterra e solo dal 1956 l’opera trovò sede stabile in una collezione privata in Svizzera.
L’arte di Tiziano ci mostra come la figlia di un semplice berrettaio ferrarese possa essere legittimata alla nobiltà attraverso la sua immagine e, trascorsi circa 500 anni, essere ancora ammirata per la sua eleganza e bellezza, passando di fatto alla storia.