In occasione del secondo (1565) e del terzo matrimonio (1579) del Duca Alfonso II furono eseguiti due servizi nuziali in maiolica che comprendevano tutti gli elementi per la decorazione della tavola, questo insieme di oggetti nel Cinquecento erano indicati con il termine “credenza”. I due servizi furono commissionati rispettivamente a Faenza e Urbino, i centri più famosi e importanti per la produzione di maiolica. Se del primo ci restano solo pochi esemplari (di un servizio che ne contava diverse migliaia!), riconoscibili per la decorazione con lo stemma nuziale d’Este-Ungheria sormontato dalla corona ducale e circondato dal collare del Toson d’Oro, della seconda credenza invece, sono giunti fino a noi numerosi elementi.
Le celebrazioni del terzo matrimonio si svolsero nel 1579 e la sposa fu la giovanissima Margherita Gonzaga, figlia del Duca Guglielmo. La credenza, riconducibile alla bottega dei Patanazzi di Urbino, è decorata con una trama a raffaellesche, arricchita da figure antropomorfe, arpie e da fantasiosi draghi. Ogni elemento facente parte del servizio è riconoscibile per l’inserimento del motto “Ardet Aeternum” composto da una forte fiamma centrale e da due cartigli laterali (la loro composizione richiama alla mente la forma della lira) i quali riportano le due parole del motto, indubbiamente la fiamma rappresenta il fuoco dell’Amore che arde eternamente. Lo stesso simbolo si trova nel verso di una medaglia celebrativa coniata sempre in occasione delle nozze di Alfonso II con Margherita, mentre sul recto sono presenti i coniugi di profilo, una di queste medaglie in bronzo è oggi conservata nelle collezioni del Museo di Palazzo Schifanoia a Ferrara.
Sappiamo che il servizio si componeva di quattordici fogge diverse tra piatti, scodelle, tazze, versatori di differenti forme, anfore, fiasche, saliere e rinfrescatoio.
Nella maggior parte dei piatti giunti fino a noi il cavetto è decorato con la figura del dio dell’Amore: Cupido viene rappresentato con differenti attributi come l’arco e le frecce, l’ancora oppure con il liuto per citarne alcuni. Mentre i piatti di dimensioni maggiori propongono sempre al centro temi mitologici, in cui la porzione dipinta è preponderante nella composizione (si veda Civiche raccolte d’Arte Applicata ed Incisioni, Castello Sforzesco, Milano inv. nn. 4073 e 148; Galleria Estense, Modena inv. 17745; Parigi Musèe du Louvre, Departement des Objets d’Art inv. nn. 1264 e 1467 – Wallace Collection, Londra inv. C 109 e 110).