PERSONAGGI

Ercole III d’Este

A cura di

Federica Fanti

Ercole III d’Este

Biografia

Ercole III fu l’ultimo erede legittimo ad assumere le redini del Ducato Estense e durante i suoi quattordici anni di governo, bruscamente interrotti dall’invasione napoleonica, prestò grande attenzione ai bisogni della città e soprattutto a quelli della popolazione, un comportamento che lo rese benvoluto da tutti. 

Affrontò il problema della mancanza di eredi maschi in modo risoluto arrivando a combinare per la nipote ancora in fasce, un matrimonio molto importante, un’unione con la casa imperiale d’Austria che garantirà il futuro degli Este attraverso la linea di successione austro-estense. 

A causa dell’occupazione napoleonica fu costretto a lasciare Modena nel maggio del 1796, non facendo mai più ritorno nelle terre estensi.

La vita

Ercole Rinaldo nasce a Modena il 22 novembre 1727, figlio di Francesco III e Carlotta Aglae d’Orléans, fu l’ultimo erede legittimo ad assumere la guida del Ducato Estense. Le mire espansionistiche del padre lo costrinsero al matrimonio con Maria Teresa Cybo Malaspina (1741), erede del Ducato di Massa e Carrara, grazie al quale gli Este avrebbero ottennero un prezioso sbocco sul mar Tirreno.

Ritratto di Maria Teresa Cybo-Malaspina (1725-1790). Di http://www.altesses.eu/princes202.php. Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=19167447

L’unione si rivelò ben presto male assortita. La coppia nel 1750 diede alla luce una figlia femmina, Maria Beatrice Ricciarda, la cui nascita complicò l’annoso problema della successione. La ferrea volontà del Duca Francesco III di combinare immediatamente per la neonata un matrimonio che potesse garantire il futuro del Ducato, si scontrò con le intenzioni del padre Ercole, che per la figlioletta avrebbe agito in modo più cauto. A causa di questa contrarietà il Duca giunse a relegare il principe Ercole nel Palazzo Ducale di Sassuolo dove, sorvegliato da guardie, fu così costretto ad accettare l’indiscutibile volere di Francesco III: la piccola Maria Beatrice Ricciarda sarebbe andata in sposa all’arciduca Ferdinando d’Asburgo.

Dal 1768 Maria Teresa si trasferì a Reggio, dove morirà nel 1790 quasi dimenticata dal marito, il quale fin dal principio condusse una vita molto licenziosa intrattenendosi in compagnia di innumerevoli donne da cui ebbe diversi figli illegittimi. Alla morte della moglie sposò morganaticamente l’amatissima Chiara Marini, con la quale ebbe un figlio naturale, l’omonimo Ercole Rinaldo (1770-1795) marchese di Scandiano.

Il principe nel 1772 guidò le truppe estensi a domare la rivolta in Garfagnana, scoppiata a causa dell’introduzione del dazio sul caffè e in opposizione al lavoro a corvées imposto per la costruzione della strada ducale tra Modena e Massa.

Alla morte di Francesco III (1780) Ercole Rinaldo divenne Duca e, seppur il suo governo fu di breve durata, proseguì le riforme iniziate dal padre e riportò in attivo le finanze dello Stato.

La politica interna

Ercole Rinaldo III mantenne il governo del Ducato per soli quattordici anni, interrotti dalla Rivoluzione francese (1789-1799) e dall’invasione napoleonica (1796), e in questo breve periodo si dimostrò molto attento ai bisogni dei suoi sudditi e oculato nelle spese tanto da portare al risanamento dell’erario. 

Ercole III, copia da ignoto, XIX secolo, olio su tela, Archivio di Stato, Modena.

Dalla corte fu bandita ogni forma di lusso e qualsiasi spesa non necessaria, arrivando a ottenere dal Pontefice la riduzione dei giorni festivi in modo da lavorare maggiormente e conseguentemente consentire meno svaghi e dispendio di denaro. La severa politica di riduzione delle spese e la scrupolosa amministrazione del denaro pubblico, fecero ottenere al Duca la fama di avaro, una reputazione che non gli impedì di istituire nel 1787 la Camera dei Conti, la quale doveva vigilare su tutte le uscite di denaro pubblico.

Nel 1784 fece ampliare l’ospedale civico e l’anno seguente fondò l’Accademia Atestina, un istituto per la formazione artistica, ospitato nei locali dell’antico tribunale dell’Inquisizione, il cui progettista e primo direttore fu Giuseppe Soli.

La consapevolezza che nonostante la presenza di fortificazioni e la difesa dei corpi militari Modena potesse essere comunque occupata, persuase il Duca a diminuire lo stanziamento destinato alle forze armate, smantellare i bastioni, che diverranno spazio di passaggio per i cittadini, e disarmare la Cittadella che sarà convertita in parco.

È datata 1786 l’istituzione del catasto della città: da quel momento tutte le abitazioni sarebbero state dotate di una formella posta in facciata che ne accertava la proprietà, implicando così il censimento della popolazione e, di conseguenza, la scoperta di eventuali evasori. 

Nel 1790 il Duca abolì poi il dazio sul commercio del grano, diminuì la gabella sul sale e anche tutte le tasse.

Perseguendo la sua visione di riduzione delle inutili misure difensive, tra il 1789 e il 1793 fece costruire due ponti in pietra presso Rubiera e Sant’Ambrogio, strutture che i predecessori di Ercole Rinaldo avevano volutamente lasciato in legno proprio per scopi difensivi, dato che potevano essere demoliti facilmente all’arrivo degli invasori e impedirne l’avanzata.

Proseguendo nella riforma del diritto, promossa dal padre attraverso l’istituzione del “Codice Estense”, il Duca introdusse nuove norme volte a eliminare interferenze nell’amministrazione della giustizia.

Ercole si occupò anche della Biblioteca Estense, incrementando notevolmente il patrimonio e affidandone, dal 1770, la direzione all’erudito e storico Girolamo Tiraboschi. Alla sua morte, nel 1794, il patrimonio aveva raggiunto numeri davvero elevati contando oltre diecimila volumi, tremila manoscritti e duemila edizioni rare dei secoli XV e XVI.

L’invasione napoleonica

Nell’ultimo decennio del Settecento i venti di protesta provenienti dalla Francia non potevano più essere ignorati, e la vecchia politica di diplomazia e neutralità, che aveva sempre messo al sicuro il Ducato si stava rivelando ormai ininfluente dinanzi agli eventi della Rivoluzione Francese.

L’avanzata di Napoleone in Italia era imminente e il Duca tentò ancora una volta la via della diplomazia e delle ambascerie, ma l’aiuto elargito all’Imperatore, già in guerra con la Francia, quantificato in cannoni, munizioni, oltre al versamento della tassa di guerra e il prestito di 750.000 mila zecchini, lo connotarono come alleato dell’Austria. 

Dopo l’invasione di Milano da parte di Napoleone, nel maggio del 1796, il Duca comprese che anche l’occupazione del Ducato era prossima, quindi dispose una reggenza governativa e la sera del 7 maggio lasciò in carrozza Modena per raggiungere Venezia. Dietro di lui alcuni barconi trasportavano per le vie d’acqua del Naviglio oggetti preziosi e oro, che Ercole riteneva di sua proprietà, oltre a una somma sottratta alla cassa pubblica, dove aveva lasciato circa 9 milioni di lire modenesi. La città lagunare però non si dimostrò affatto sicura perché il Duca fu raggiunto da un gruppo di armati francesi che lo costrinsero a consegnare 200.000 zecchini, poco meno di sette quintali di oro.

Nel frattempo a Modena il Consiglio di Governo in accordo con il Duca concluse, per tramite del plenipotenziario Conte Federico Benedetto d’Este (1745-1820), un armistizio con Napoleone (23 maggio 1796) molto pesante per il Ducato che fu obbligato a versare 7 milioni e mezzo di franchi entro due mesi a cui aggiungere derrate, munizioni e venti dipinti della Galleria Ducale. 

Quando le scadenze per il saldo delle rate non vennero rispettate iniziò a serpeggiare tra la popolazione il malcontento e il timore di essere stati abbandonati dal Duca, preoccupazione fomentata dai repubblicani. Reggio fu la prima città ad insorgere e, nella notte del 25 agosto, la popolazione innalzò un pioppo sulla piazza Maggiore come simbolico albero delle libertà a cui era appeso questo ammonimento “Tremate, o perfidi, tremate, o tiranni, e guardate l’immagine sacra delle Libertà”. Nei giorni seguenti, sulla scia dei fatti di Reggio, anche a Modena montò la protesta caratterizzata da violenti scontri.

A causa del mancato rispetto delle condizioni imposte dall’armistizio, il 4 ottobre Bonaparte occupò Modena e Reggio dichiarando di prendere sotto la “protezione dell’armata francese” i cittadini; due giorni dopo sciolse la reggenza estense proclamando il governo repubblicano, presieduto da un “Comitato di Governo” e una “Municipalità” che restò in vigore fino al 1814. 

Il 15 ottobre Modena accolse con grandi festeggiamenti Napoleone e a Palazzo Rangoni, dal 16 al 18 ottobre 1796, si svolse il Congresso Cispadano che costituirà la Confederazione Cispadana tramutata poi in Repubblica Cispadana, la quale resterà in vigore fino al 30 giugno 1797 quando, per volere di Bonaparte, confluirà nella Repubblica Cisalpina con sede a Milano. La bandiera tricolore italiana nacque a Reggio durante il secondo Congresso svoltosi nel dicembre del 1796 e sventolerà per la prima volta nel febbraio del 1797, accanto a quella francese sull’albero delle libertà. 

Tra i nuovi provvedimenti approvati figurano l’abolizione dei titoli nobiliari e gentilizi, la soppressione degli ordini religiosi (1798), la chiusura dell’Università, la vendita dei mobili di Palazzo Ducale e la depredazione della Biblioteca e della Galleria Ducale.

Tra il maggio e il settembre del 1799 Modena cambiò governo per ben quattro volte, tra austriaci e francesi, situazione che aumentò così la spoliazione e la povertà della città. Nello stesso anno Napoleone assunse il titolo di primo console e nel gennaio del 1802 la Repubblica Cisalpina divenne Repubblica italiana, di cui Bonaparte si autoproclama presidente. 

Gli anni seguenti porteranno la stabilità. Il 14 ottobre 1803 morì a Treviso il dimenticato Ercole Rinaldo III che, contrariamente ad altri duchi che dopo l’esilio rientreranno nella capitale estense, non farà mai più ritorno nel proprio Stato. Dopo la Restaurazione nel 1816 la sua salma fu trasportata a Modena e sepolta prima nel Duomo e poi, dal 1898, nella cappella ducale della Chiesa di San Vincenzo.

Giuseppe Maria Soli, Ritratto di Ercole III, XVIII secolo, Galleria Estense, Modena. Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=2551297

Dopo la morte di Ercole Rinaldo III

Il 18 maggio 1804 Napoleone diventò Imperatore di Francia e conseguentemente Re d’Italia e, dopo l’incoronazione avvenuta a Milano il 22 maggio, passò da Modena dove fu accolto ancora una volta con grandi festeggiamenti. Ma il suo astro era già in fase di declino: dopo la disastrosa campagna di Russia del dicembre 1812 e la pesante sconfitta subita, fu infatti costretto ad abdicare l’11 aprile 1814. 

Il conseguente Congresso di Vienna del 1815 impose alla Francia i confini territoriali che aveva nel 1789 e anche l’Italia assunse la precedente frammentazione in regni e ducati, cosicché Modena, Reggio e Mirandola furono riconsegnate all’Arciduca Francesco IV, figlio di Ferdinando e di Maria Beatrice Ricciarda. Il popolo, deluso dalla politica napoleonica e dalle spoliazioni, fu gioioso di accogliere nuovamente gli Este, ricordando che sotto il governo di Ercole Rinaldo erano trascorsi anni di pace e di benessere. Con questa speranza nel cuore il 15 luglio 1814 Francesco IV entrò nel suo Ducato con grande accoglienza da parte della popolazione.

BIBLIOGRAFIA: 

“Gli Estensi. Mille anni di storia” Luciano Chiappini, Ferrara, Corbo Editori, 2001

“Gli Estensi. La corte di Modena” a cura di Mauro Bini, Il Bulino edizioni d’arte

“Modena Capitale” Luigi Amorth, Banca Popolare dell’Emilia Romagna, Poligrafico Artioli SpA, 1997

Treccani Dizionario Bibliografico degli Italiani