PERSONAGGI

Francesco II d’Este

A cura di

Federica Fanti

Francesco II d’Este

Biografia

La vita

Francesco nasce il 6 marzo 1660 da Alfonso IV e Laura Martinozzi, la nipote del potentissimo cardinale Mazzarino. Solo due anni più tardi il padre morì prematuramente, lasciando alla madre l’onere di assumere la reggenza del Ducato in nome del figlio, assistita dai fratelli del Duca, Cesare e il cardinale Rinaldo, e dai ministri Graziani e Gatti. 

Fin dalla tenera infanzia, Francesco fu circondato da un numeroso gruppo di medici per seguire costantemente l’evolversi della sua delicata salute. Nel frattempo la Duchessa, spinta dalla sua forte religiosità, scelse di affidare l’educazione del figlio a mediocri istruttori ecclesiastici, al contrario di quella che era la tradizione di corte.

A causa delle nozze della figlia Maria Beatrice con il Duca di York, nel 1673, la Duchessa partì per l’Inghilterra, lasciando a Modena il tredicenne Francesco attorniato dai ministri e dai principi Luigi, Foresto e Cesare Ignazio, cugini poco più grandi di lui ed eredi di un ramo collaterale degli Este. 

In particolare fu Cesare Ignazio, Marchese di Montecchio, a giocare un ruolo chiave nella emancipazione di Francesco, riuscendo anche a controllare l’ingenuo cugino e a condizionarne le decisioni. Parte della formazione mondana di Cesare Ignazio era infatti avvenuta a Versailles e al ritorno nella piccola e austera Modena, l’esperienza alla corte francese lo spinse a progetti ambiziosi. Offrì a Francesco il suo aiuto nel governare lo Stato e strinse con lui un legame di fiducia, conquistando sempre maggiore autonomia decisionale e concedendo al futuro Duca il privilegio di occuparsi solo delle sue passioni culturali. Fu per lui facile assoggettare Francesco e, nonostante il giudizio negativo riportato da Ludovico Antonio Muratori, nella realtà Cesare Ignazio fu un abile politico, dotato di intelligenza e caparbietà, qualità che compensavano la carenza di personalità di Francesco II. 

Con queste premesse, il 6 marzo 1674, giorno del suo quattordicesimo compleanno, Francesco assunse il governo del Ducato, spodestando di fatto la madre che era rientrata a Modena solo il giorno precedente e lasciandole un ruolo marginale. Accettata la volontà del figlio divenuto il Duca Francesco II d’Este, Laura lasciò Modena e spinta dalla sua fede religiosa concluse la sua vita a Roma dove morirà nel 1688. Dopo il periodo di austerità morale ed economica imposto dalla Duchessa, Francesco II concesse nuovamente lo svolgimento di feste, giostre, spettacoli e concerti trovando un diffuso assenso nel popolo esausto dalle bigotte restrizioni subite.

Un governo condiviso, l’alleanza con la Francia e la questione di Guastalla

Fin da subito l’influenza della figura di Cesare Ignazio fu evidente, sia all’interno della corte che all’esterno: non solo avallava personalmente gli atti pubblici più importanti, ma era sempre lui, e non il Duca, la persona di riferimento per gli ambasciatori. Nel dicembre del 1674 ottenne la nomina a “generale in capo e direttore di tutte le rendite camerali” attraverso cui poteva reggere saldamente nelle proprie mani le redini del Ducato. Nel frattempo il Duca si dedicava alla sua passione per l’arte e la cultura, trascorrendo la maggior parte del tempo nello splendido Palazzo di Sassuolo, rientrando a Modena solo in occasione del Consiglio, quando la sua presenza era necessaria per convalidare le decisioni del cugino.

Gascard Henri, “Ritratto equestre di Cesare Ignazio d’Este”, XVII secolo, olio su tela, 306×237 cm, Gallerie Estensi. https://www.academia.edu/39185919/Iconografia_estense_del_Seicento. Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=86015402

Nel frattempo aumentavano gli episodi riconducibili al progressivo deterioramento dei rapporti con la Francia tra cui, forse il più importante, fu la questione riguardante la successione di Guastalla, dopo la morte senza eredi del Duca Ferrante III Gonzaga nel 1678. La posizione strategica della città, sulla destra del Po tra Mantova e Modena, suscitò immediatamente l’interesse dei due confinanti, e a favore degli Estensi c’era la stretta parentela con la vedova di Ferrante, Margherita, sorella di Francesco II. Nonostante il caso di Guastalla fosse prettamente un problema locale e trattasse la sorte di un piccolo Ducato, anche gli altri Stati europei si schierarono, spinti dall’interesse per le prospettive future riguardanti Mantova e il Monferrato: l’Imperatore sostenne la posizione di Mantova, le cui truppe avevano già invaso Guastalla, come anche la Spagna che favorì il fratello del defunto Duca, Vespasiano Gonzaga conte di Paredes. La Francia avrebbe dunque dovuto affiancare gli Este nella rivendicazione del territorio ma, segretamente, trattò invece con il Duca di Mantova in cambio della cessione della rocca di Casale e questo accordo, suggellato nel luglio del 1681, mise in tutta evidenza l’inconsistenza dell’alleanza franco-estense.

Il ruolo di Cesare Ignazio nel governo estense non era infatti ben visto da Luigi XIV, che riconobbe in lui il fautore dell’ostilità del Ducato nei suoi confronti, giungendo persino a richiederne personalmente l’allontanamento. Anche la sorella Maria Beatrice, divenuta nel 1685 Regina d’Inghilterra, fece pressioni sul fratello perché escludesse il cugino dal governo accogliendo le richieste del Re di Francia, ma Francesco non si piegò alle richieste esterne ribadendo la propria indipendenza nelle scelte di governo. Gli altri Stati, però, guardavano con preoccupazione alla situazione modenese, temendo lo scatenarsi di un conflitto. Ben presto anche il Duca valutò con lucidità la propria posizione e il peso delle forze economiche e militari del Ducato rapportate alla potenza francese, arrivando così alla decisione più logica e opportuna: il 23 giugno 1685 Cesare Ignazio lasciò la corte per ritirarsi a Faenza. Per la prima volta Francesco II si trovò da solo al comando dello Stato e a poche settimane dalla partenza del cugino lamentava alla sorella Maria Beatrice quanta fatica e quanto impegno gli costasse governare, temendo che questo compito potesse aggravare la sua precaria salute. La Regina d’Inghilterra, conoscendo i limiti del fratello, si prodigò per convincere Luigi XIV ad autorizzare il suo ritorno a Modena e, grazie al peso del suo ruolo la regina cristiana, scelta e voluta dallo stesso re di Francia, ottenne nell’autunno del 1686 il rientro di Cesare Ignazio presso il Ducato. L’azione di Maria Beatrice portò inoltre il titolo cardinalizio allo zio Rinaldo, che lo mantenne dal 1686 al 1695.

Apparentemente i rapporti tra il Ducato e la Francia erano tornati alla normalità, ma sotto alle ceneri covava ancora il risentimento e la diffidenza reciproca. Inoltre la tutela francese e le regole imposte erano divenute troppo stringenti per il Duca, il quale iniziava a vedere nell’alleanza con gli Asburgo una via d’uscita.

La gloriosa rivoluzione inglese (1688)

La seconda rivoluzione inglese portò sul trono d’Inghilterra Guglielmo d’Orange e, conseguentemente, causò la deposizione e l’esilio dei reali d’Inghilterra, Giacomo Stuart e Maria Beatrice d’Este. Francesco II oltre ad essere in apprensione per il destino della sorella e del nipote Giacomo, si trovò ad essere privato dell’alleato più importante. Il Duca, seppur inutilmente, spronò il Pontefice ad insorgere contro i protestanti e a riportare sul trono inglese Giacomo II Stuart, nel tentativo di proteggere la sorella in fuga con il figlio. Anche dopo la morte del marito, avvenuta nel 1701, Maria Beatrice cercò più volte di assumere la reggenza dell’Inghilterra in nome del figlio, ma ogni tentativo fu vano, giacché nel 1717 il giovane Giacomo III rinuncerà definitivamente ad ogni possibile rivendicazione. L’anno successivo, Maria Beatrice d’Este, l’ultima regina cattolica d’Inghilterra, morì a Saint Germain en Laye in Francia.

Benedetto Gennari, “Giacomo III e Maria di Modena”, ultimo quarto del XVII secolo, olio su tela. Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=8823629

La situazione politica

La situazione politica generale era molto delicata: i cambiamenti portati dalla seconda rivoluzione inglese, l’isolamento sempre più netto della Francia e l’avanzare degli Asburgo, dopo il definitivo respingimento dei Turchi, imponevano agli Este prudenza e la consueta posizione di neutralità. Per questo, nel 1689 il Duca vietò al cardinale Rinaldo di accettare la prestigiosa nomina come “protettore della Francia” presso la Santa Sede, ricevuta dal Re di Francia. Nel frattempo, dal 1683 erano iniziate le richieste di Vienna alla contribuzione delle spese di guerra: fino al 1690 furono respinte con determinazione, ma l’anno seguente gli Asburgo imposero agli Estensi il mantenimento dei quartieri invernali (vitto, legna e denaro) per alcuni reggimenti imperiali stanziati nel Ducato. 

Ritratto di Francesco II d’Este. Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=74699482

Anche all’interno della propria corte, Francesco II aveva motivi di turbamento, dovuti soprattutto ai comportamenti dei fratelli di Cesare Ignazio: Foresto era continuamente in contrasto con lui, e Luigi, nominato governatore di Reggio, suscitava scandalo e malcontento nella nobiltà reggiana a causa della condotta della sua amante Anna Maria Cagnolati. 

A questa complicata situazione contribuì anche il ritardo con cui Francesco si apprestava a concludere il proprio accordo matrimoniale: una lentezza imputabile sia alle sue precarie condizioni di salute sia alla volontà di Cesare Ignazio di procrastinare l’arrivo di una Duchessa che avrebbe potuto oscurare il suo personale potere. Dopo molte trattative sfumate, prevalse la necessità di un’unione che garantisse la successione piuttosto che di un accordo che portasse grandi vantaggi economici o territoriali al Ducato. Nel 1690 si conclusero quindi le trattative per il matrimonio con Margherita Farnese, figlia di Ranuccio II Duca di Parma, che si svolsero il 14 luglio 1692, dopo la necessaria dispensa papale dovuta alla parentela tra i due sposi. Perfino in occasione del suo matrimonio, celebrato nella vicina città di Parma, Francesco II si fece rappresentare da Cesare Ignazio, e, contrariamente a quanto indicato, e sperato, dal suo medico, dopo le nozze la salute del Duca non migliorò affatto né tantomeno giunse l’atteso erede. 

A tutto questo si aggiunsero le pesanti pressioni politiche dell’Austria, che costrinsero Francesco ad ingenti esborsi di denaro, riducendo allo stremo le finanze pubbliche del Ducato, nonostante i pesanti sacrifici imposti sia alla popolazione che alla corte stessa. È datata 1693 la richiesta di riduzione dei tributi ma la tensione dovuta a una situazione finanziaria ormai drammatica, aggravò la salute del Duca che, riavutosi dopo una grave episodio di malattia nell’aprile del 1694, morì dopo pochi mesi, il 6 settembre 1694, all’età di 34 anni. I solenni funerali si celebrarono a Modena il 9 marzo 1695 nella Chiesa di Sant’Agostino. 

La morte di Francesco sancì anche la fine del potere di Cesare Ignazio, che uscirà dalla scena politica modenese fino a quando, riappacificatosi con il Duca Rinaldo, gli venne concessa la nomina a governatore di Reggio, città dove morirà nel 1714.

La diarchia che aveva caratterizzato il governo di Francesco II, sebbene di difficile attuazione e molto criticata, probabilmente fu l’unica strada percorribile per governare il Ducato, in mancanza di un sovrano capace di agire con determinazione e audacia. A Cesare Ignazio si deve, infatti, riconoscere il merito di aver sostenuto e affiancato Francesco, altrimenti non in grado di governare da solo e di assumersi le difficili responsabilità dell’amministrazione dello Stato. Inoltre, grazie al suo intuito politico il Ducato riuscì a mantenere una posizione neutrale rispetto alle vicende politiche del momento, riuscendo a restare lontano anche dai conflitti bellici.

Gli interessi culturali di Francesco II

Mentre gli impegni politici e le attività di governo gravavano sulle spalle di Cesare Ignazio, il Duca aveva una maggiore disponibilità di tempo per seguire i suoi interessi culturali. Francesco, appassionato mecenate musicale e musicista egli stesso, privilegiò soprattutto la musica sacra e quella strumentale e durante il suo governo Modena conobbe in campo musicale una stagione molto fiorente. In questi anni la Cappella Ducale, che ospitò i concerti di alcuni tra i più grandi compositori della sua epoca, venne rinnovata attraverso continui interventi di miglioramento al fine di raggiungere una sempre maggiore perfezione esecutiva. 

Accanto alla passione musicale si inserisce quella per le rappresentazioni teatrali, di cui gli Este furono raffinati mecenati e audaci promotori fin dal XV secolo. Nel 1685 Francesco commissionò la costruzione di un piccolo teatro di corte nel Palazzo Ducale dove si potessero svolgere spettacoli che non richiedessero grandi scenografie, come balletti o oratorii. L’inaugurazione del teatro avvenne il 13 marzo 1686 in occasione dei festeggiamenti per il compleanno del Duca, e il primo spettacolo ad essere portato in scena fu il dramma in musica “L’Eritrea overo Gl’Inganni della maschera” su libretto del conte Giovan Battista Rosselli Genesini.

Francesco si prodigò anche per la sistemazione della Biblioteca Estense, ancora in attesa di una organizzazione definitiva dopo la Devoluzione di Ferrara. Per accogliere il patrimonio librario posseduto, Il Duca mise a disposizione uno spazio nei piani superiori del Palazzo Ducale e incaricò i vari bibliotecari ducali, che si succedettero nella direzione, del riordino della preziosa raccolta in modo da renderla fruibile.

Fin dalla metà del XII secolo Modena possedeva uno Studium che fu chiuso e accorpato a quello di Ferrara, quando questa era capitale del Ducato. Ora che la città più importante era Modena era necessario che possedesse gli studi superiori, e fu così che attraverso un accordo con il Comune e la Congregazione della Beata Vergine e di San Carlo, nel 1682 il Duca restituì lo Studio a Modena e dopo tre anni, con decreto ducale, questo fu elevato a Università: ciò significava che il titolo rilasciato di addottoramento era riconosciuto anche al di fuori dei confini del Ducato. L’istituzione trovò la propria sede nel collegio San Carlo. 

Pellegrino Spaggiari e Antonio Consetti, “Allegoria della Scienza”, Sala dei Cardinali al Collegio San Carlo, Modena.

La rinascita culturale della città proseguì con l’istituzione nel 1683 dell’Accademia dei Dissonanti, la più importante accademia letteraria di Modena nata per iniziativa dei religiosi della Congregazione di San Carlo e con il sostegno economico e la partecipazione di Francesco II. Nonostante le trasformazioni che si sono succedute nel tempo, l’istituzione è presente ancora oggi con il titolo di “Accademia Nazionale di Scienze, Lettere e Arti di Modena” con sede nel bellissimo palazzo Coccapani Rango d’Aragona, e svolge tutt’ora un importante ruolo educativo, divulgativo e culturale per il territorio.

BIBLIOGRAFIA:

“Modena Capitale” Luigi Amorth, Banca Popolare dell’Emilia Romagna, Poligrafico Artioli SpA, 1997

“Gli Estensi. Mille anni di storia” Luciano Chiappini, Ferrara, Corbo Editori, 2001

“Gli Estensi. La corte di Modena” a cura di Mauro Bini, Il Bulino edizioni d’arte, 1997

“Sono nato principe libero, tale voglio conservarmi”: Francesco II d’Este (1660-1694), Alessandro Cont, “Memorie Scientifiche, Giuridiche, Letterarie”, Accademia Nazionale di Scienze Lettere e Arti di Modena, serie VIII, 12 (2009), 2, pp. 407-459

“Il teatro di Francesco II d’Este nel palazzo ducale di Modena (1686)” Graziella Martinelli Braglia, “Memorie Scientifiche, Giuridiche, Letterarie”, Accademia Naz. Scienze, Lettere e Arti di Modena, s. VIII, v. XIX (2016)

Treccani Dizionario Bibliografico degli Italiani