Ferrara

Conventone e delizia non più esistente di Consandolo

A cura di

Maria Teresa Sambin

Punto di interesse

Altre denominazioni

Conventone/Delizia di Consandolo

Descrizione

Una tradizione locale considera l’edificio detto “il Conventone” come ciò che resta di una famosa villa degli Este un tempo esistente a Consandolo. Le fonti archivistiche dimostrano invece come diversa fosse la collocazione dell’edificio, demolito nel 1793.

Costruita negli anni 1434-36 dal fattore generale degli Este, Bartolomeo Pendaglia, gli fu confiscata dai marchesi nel 1440. Era famosa, alla sua epoca in quanto si trattava di un edificio assai riccamente allestito, sperduto nella campagna, in mezzo a una zona valliva estremamente isolata e insicura. In realtà il palazzo si sarebbe presto rivelato un punto strategico sulla via d’acqua – il Po di Primaro – congiungente Ferrara con il sud della Penisola italiana. Progressivamente ampliato dagli Este, nel 1540 Ercole II lo donò a sua moglie Renata di Francia, apertamente simpatizzante per il protestantesimo, in modo da allontanarla dalla città. Qui Reneé risiedette con la propria corte e, tra il 1544 e il’51, commissionò una campagna di ammodernamento, che coinvolse Gerolamo da Carpi.

Non conosciamo molto sull’edificio del Conventone di Consandolo, considerato da una tradizione infondata ciò che resta di una villa estense celebrata da numerose fonti, che risulta invece oggi perduta.

La villa era stata costruita negli anni 1434-36 per se stesso dal fattore generale dei marchesi, il potente finanziere Bartolomeo Pendaglia, su un terreno donatogli da Nicolò III d’Este, e poi espropriata – nel 1440 – dagli stessi signori di Ferrara, preoccupati di punire il proprietario per le sue simpatie gonzaghesche a scapito dei Veneziani, delle quali, in realtà, erano loro stessi i principali responsabili. La villa, sebbene non di dimensioni smisurate (come Belriguardo e Fossadalbero), era considerata al momento della sua costruzione un edificio di particolare magnificenza, addirittura esageratamente ricco per essere collocato in una campagna a quell’epoca desolata, così lontana dalla città. In realtà poco più tardi esso, situato sull’ansa del Po di Primaro, si sarebbe rivelato il luogo ideale per ricevere gli ospiti illustri giungenti in visita a Ferrara lungo le vie d’acqua provenienti da sud. La villa di Consandolo dominava il Po di Primaro, che sfocia poco a settentrione di Ravenna. Vi pernottò l’imperatore Federico III nel 1468 e lo stesso Borso d’Este vi fece una sosta, tre anni dopo, mentre viaggiava verso Roma per ricevere il titolo ducale su Ferrara.  Nel 1476 a Consandolo si imbarcò l’ambasciatore di Ungheria per recarsi a Napoli ad accogliere Beatrice d’Aragona, sorella della duchessa di Ferrara, che lo avrebbe seguito per sposare Mattia Corvino; tre anni più tardi Eleonora d’Aragona, moglie di Ercole I d’Este, vi si recò per ricevere un altro fratello, il cardinale Giovanni.

Perduto il palazzo, le fonti ci permettono di ricostruirne, almeno a grandi linee, l’aspetto. Si trattava di un edificio ispirato alla tipologia dei palazzi di città, con una loggia sul retro affacciata sul cortile. Sembra che questa fosse sostenuta da otto grandi colonne lapidee, una delle quali si trova oggi nella canonica della parrocchiale di Consandolo. La colonna costituisce il pezzo più notevole di un piccolo gruppo di frammenti conservati a Consandolo; piuttosto deteriorata, il fusto è liscio, con collarino diamantato, un ornato comune nel Quattrocento ferrarese (presente, ad esempio, nel portico della villa di Quartesana e in quello di palazzo Paradiso); il capitello è tardogotico, a fogliami frappati, con foglia angolare rovescia, anch’esso un tipo estremamente diffuso all’epoca, comune al capitello proveniente dalla villa di Migliaro ma anche al palazzo urbano di Pendaglia e a molti altri edifici. L’associazione di collarino a diamanti e capitello a foglie richiama soprattutto il cortile di casa Romei. È probabile che come qui, e come nel palazzo Pendaglia in città, i capitelli fossero tutti diversi tra loro. Solai e controsoffitti erano lignei, scanditi in riquadri ornamentali.

Nel 1441, Leonello d’Este – da poco subentrato al fondatore dell’edificio- avviò una campagna di lavori, di cui i più importanti furono la costruzione di un muro di cinta e l’esecuzione e posa in opera di settecentoquarantuno imprese del marchese in stagno dorato, a sancire la presa di possesso dell’immobile.  Nel 1448 a Consandolo era in corso di edificazione una chiesa, intervento che sembra da interpretarsi come la ricostruzione dell’antica parrocchiale.  Nel 1456 si registrano operazioni di una certa consistenza, ma che non determinarono mutamenti nell’assetto complessivo del palazzo, dovute, come sono, a prematuri dissesti.

In un inventario del 1458 sono elencate quattro camere, con relative guardacamere, al livello superiore e altrettante al pianterreno: Borso d’Este se ne riservava una per piano. Ad entrambi i piani si trovava una piccola cappella, contenente un altare di assi, un quadro della Madonna in un tabernacolo quadrato e due sgabelli con inginocchiatoio. Il salone si trovava al piano di sopra, probabilmente sopra alla loggia, secondo la tradizione ferrarese. Nel cortile si trovava un pozzo di marmo scolpito; tutto intorno erano affisse “pertege da sparviero”, strutture che sostenevano tendaggi per riparare i presenti dal sole.  Su ambedue i piani erano presenti destri (=servizi igienici), di cui quello superiore ad uso esclusivo del signore, poiché si trovava annesso alla guardacamera del suo appartamento. A livello terreno, inoltre, trovavano posto la cancelleria – presente in tutte le residenze padronali estensi dell’epoca  – con la sua guardacamera, nonché  gli ambienti di servizio alla villa: la spendaria (cioè l’ufficio degli spenditori, incaricati degli esborsi monetari) ,  un ambiente per la muta dei falconi, la “panetteria”, una cucina grande, la sala dei cuochi, un portico di servizio, il guardaroba, la cantina, la sala da pranzo con due camere alle estremità.  Al palazzo si affiancavano la casa del castaldo, il granaio e le stalle.

Consistenti lavori si compirono nel 1467 – sono infatti documentate opere in marmo e in muratura – mentre l’anno successivo si realizzarono alcune “stancie nove”, sotto la guida dell’ingegnere e carpentiere Pietro Roncogallo. 

Nonostante tali ampliamenti, ancora nella seconda metà del secolo successivo si sentirà la carenza di posti letto; è celebre l’episodio raccontato dall’ambasciatore fiorentino Bernardo Canigiani nel 1573, che narra divertito come due sposi promessi fossero costretti a dormire insieme prima della celebrazione delle nozze per ovviare alla penuria di stanze.  Mentre gli ospiti illustri venivano alloggiati nella villa, il loro seguito, almeno in parte, trovava posto nel palazzo di Argenta, voluto, da Leonello nel 1445 e oggi anch’esso perduto

L’8 luglio 1540, Ercole II d’Este donò la Delizia di Consandolo alla moglie Renata, figlia di Luigi XII di Francia, per allontanarla dalla città, a causa della sua fede protestante. Tra il 1544 e il ’51 il libro di spese della duchessa registra l’arrivo di una gran quantità di materiale edile per un cantiere a Consandolo e, negli anni successivi, riferisce i lavori di allestimento degli arredi, coinvolgendo Girolamo da Carpi, che realizzò  le decorazioni dei corami da appendere alle pareti e i disegni per una lettiera; nel 1562 il palazzo padronale aveva le dimensioni di circa 64 x 23 m..    

Negli anni Settanta del Cinquecento la loggia della villa di Consandolo era tanto apprezzata da essere effigiata in un ricamo con cui la raffinata Eleonora d’Este ornò la legatura di un libro appartenente a Torquato Tasso; la principessa amava trascorrere lunghi periodi nella villa insieme al celebre e sfortunato poeta.

Nel 1598, dopo la devoluzione di Ferrara alla Santa sede, l’edificio era descritto come “Uno palazzo, con orti, brogli e giardini, accomodato di stalle, caneve, stantie da fattore, da ortolano e con ogn’altra cosa necessaria […] e se ne cava vino, fieno, legne, frutti et altre cose simile dalli orti, broglii e giardini d’esso luoco”.

Nel 1793 un testimone oculare, il cronista Carlo Olivi, registrò le opere di demolizione della villa. Lo stesso autore ci informa che i proprietari erano, almeno dal 1769. i Rondinelli, notizia confermata da Antonio Frizzi nel 1792. Le proprietà del marchese Lorenzo Rondinelli sono chiaramente individuabili sui fogli del Catasto Carafa, redatto nel 1779: si tratta di diverse aree non confinanti tra loro, di cui una situata nella golena del Po e una valliva; la terza, variamente sfruttata (braglia, orto, prato) mostra, invece, alcuni edifici al suo interno. Collocata lungo il grande fiume, è verosimilmente proprio qui che dobbiamo cercare il sito della delizia estense. Determinare, però, con esattezza quale degli stabili fosse il palazzo fondato da Bartolomeo Pendaglia e poi espropriato e ampliato dagli Este, è impossibile. Tanto più che la documentazione cartografica della prima metà dell’Ottocento ripropone i medesimi profili, nonostante le opere di abbattimento perpetrate negli anni Novanta, dando adito a svariate ipotesi, di cui la più ragionevole è che non si sia proceduto a un abbattimento radicale. 

 

 

 

 

Galleria di foto in costruzione

Informazioni pratiche

Indirizzo

via Provinciale

Comune

ARGENTA

Frazione

Consandolo

Provincia

Ferrara

Visitabilità del luogo

Non visitabile

Tematiche

Delizia

Tourer

https://www.tourer.it/mappa?id=20728