Davide Mangolini
Torre dell'Abate
Alfonso II
Iseppo (o Giovanni) Pontoni
Torre Abate, realizzate sotto il regno di Alfonso II d’Este, fu concepita in principio come una delle più importanti infrastrutture idrauliche per il controllo e la salvaguardia della Grande Bonificazione Ferrarese, ovvero di quella vasta campagna di prosciugamento che tra il 1566 e il 1580 ridisegnò radicalmente l’assetto dei settori più orientali del Ducato. Oltre a rappresentare ancora oggi il simbolo più emblematico di un progetto idraulico eccezionale per la scala degli interventi e per le risorse messe in campo, Torre Abate è anche una delle poche architetture superstiti del colossale recinto di 12 chilometri eretto sempre da Alfonso II d’Este a pochi anni dal completamento delle vaste operazioni di bonifica.
L’edificio a due piani (denominato “torre” per analogia con le strutture di questo genere che intervallavano l’antico recinto murario) che si erge al di sopra di un ponte a cinque arcate detto a “cinque occhi” (in principio fornito di un apparato di chiuse deputate a regolare il deflusso delle acque della bonificazione verso il mare) è il risultato inaspettato della combinazione di funzioni idrauliche e di istanze eminentemente difensive. Si tratta del prodotto di più fasi costruttive, la prima delle quali coincise con la realizzazione del ponte a cinque occhi eretto tra il 1568 e il 1569 per le sole opere di bonifica, mentre in un secondo momento, forse di poco successivo al cantiere delle mura di Alfonso II, l’originaria chiusa venne completata aggiungendovi al di sopra l’edificio a torre.
via Belmonte
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